TAVOLA III

Bassorilievo notissimo col nome di Tavola Iliaca, perchè in esso trovansi rappresentati i principali avvenimenti ch'ebbero luogo quando la famosa città d'Ilio, altrimenti nominata Troia, fu assediata e distrutta. Chiunque ne sia stato l'autore, greco o romano, egli ha dovuto consultare più scrittori, tra i quali è nominato nella tavola medesima Stesicoro, perchè Omero termina il suo poema senza trattare della distruzione di Troia : soggetto che in più spartimenti vien rappresentato nel quadro centrale, e nella parte inferiore del monumento. Cosi vi si leggono i nomi di Artino milesio, e Lesche di Pirra. Omero è pur nominato dove si rappresentano i falti da esso cantati.

L'oggetto di questa Tavola par che sia stato di ammaestrar con essa la gioventù nelle scuole intorno al ciclo mitico trattato da Omero, giacché da una mutilata iscrizione del monumento si traggono le seguenti sentenziose parole "Impara l'ordine da Omero, affinchè tu abbia la misura di tutte le virtù".

Dagli avanzi di questo monumento assai mutilato si scorge che dividevasi in tre principali intervalli, un de' quali, cioè quello a sinistra dello spettatore, è perduto. Il maggiore spazio ch'era nel mezzo contiene la città di Troia circondata di torri e muraglie, già presa dai Greci, dove si notano i principali avvenimenti che diconsi postomerici. Fuori delle mura è situato il sepolcrod'Ettore da una parte, e quel d'Achille dall' altra, dove segue il sacrifizio di Polissena, e quindi si vedono le navi dei Greci presso il promontorio Sigeo, del quale si nota il faro, ed ivi è pure la fuga di Enea.

Nelle due fasce inferiori si osservano altresi delle rappresentanze che non corrispondono all' Iliade d'Omero, come il furto del Palladio, l'inganno di Sinone, il cavallo di legno e simili altre.

La fascia superiore, e quella che resta lateralmente, contengono i fatti descritti da Omero ; è poiché la parte tuttora esistente è divisa in dodici fasce, dove si notano i dodici ultimi numeri dei XXIV libri costituenti l'Iliade d'Omero, cosi è da credere che altre dodici fasce della parte ora mancante spettassero ai dodici primi libri di quel poema. La fascia superiore comprende vari avvenimenti del primo libro, le altre portano uno o due fatti di ciascun libro che vi si trova notato.

Le rappresentanze delle fasce indicate formando soggetto della presente collezione, si troveranno replicate in grande a suo luogo, prevenendo l'osservatore che la grandezza di esse qui incise mantiene la misura medesima del monumento antico dal quale son tratte, e la copia è più esatta delle anteriori, mentre ne fu verificato il disegno e confrontato coll'originale dai sigg. Visconti, Ukden e Tyschbein.

Non può cader dubbio sulla interpretazione che dassi alle figure, mentre il nome scritto già dall'artefice antico sotto ciascuna di esse, ci pone al sicuro circa il loro significato.

Si conoscono finora cinque impressioni in rame di questo monumento. La prima fu edita per le cure del Fabretti, che l'uni alla sua Opera sulla Colonna Traina, e vi aggiunse una dotta dissertazione sopra Achille ed altri Eroi della Iliade, relativi al presente monumento, del quale illustrò altresi le iscrizioni ivi esistenti in copioso numero, che indicano i fatti qui rappresentati dallo scultore, oltre varie altre notizie, e principalmente quelle del pilastro, dove sono accennati gli argomenti di vari libri della Iliade d'Omero. Montfaucon aggregò la Tavola Iliaca agli altri monumenti da lui pubblicati.II Bottari inserendola nella illustrazione del Museo Capitolino fu meno inesatto.

Questo monumento è stato ripetuto dal Millin. ma lo Schorn dandone anch'esso la copia nel suo Omero, dal quale io traggo la copia qui esposta, accusa il Millin d'inesattezza nella rappresentanza delle figure, e d'arbitrio nelle iscrizioni.

Il Begero scrisse un libretto che intitolò Excidium Trojanum, dove inseri fra 'l testo la maggior parte delle rappresentanze del nostro monumento, incise in rame in semplici contorni, ed a ciascuna di esse aggiunse qualche illustrazione.

Io dunque rimandando ai citati scrittori chi fosse vago di avere del presente monumento più estese notizie, mi riserbo a dar conto, nel seguito di quest' Opera, di quelle rappresentanze che soltanto spettano alla Iliade d'Omero, e queste saranno esibite nella grandezza dell'originai monumento con i convenienti chiariscuri, i quali si trovano nella edizione del Fabretti, e mancano in quelle del Millin e dello Schorn.

Il benemerito alle lettere greche e latine Angiolo Mai corredò pure di una parte di questo monumento in contorni il frontespizio del suo bell' Omero, ed è della grandezza di questo che qui trovasi esposto.

Nel luogo dove fu trovata la Tavola Iliaca credesi che in antichi tempi fossevi eretto il sepolcro della famiglia Giulia da Tiberio fondato, e che l'apoteosi d'Omero antecedentemente descritta, ivi pure trovata, ne fosse un ornamento. Della presente non se ne giudica altrettanto con egual facilità, ma tuttavia si tiene per sicuro che questo monumento appartenga ai buoni tempi dell' arte in Roma, quando vi fiorivano i primi Imperatori, come si congettura specialmente paragonando il codice Virgiliano coll'Omerico milanese, ambedue figurati. In ultimo debbo notare che nel pilastro intermedio tra il quadro di mezzo e l'altro laterale superstite trovasi scritta con minuti caratteri greci l'indicazione in succinto di vari canti d'Omero, dal VII fino al XII, e dal XVI fino al XXIV.

Esiste un tal monumento nel museo Capitolino di Roma.

Non è di marmo, ancorchè ne imiti la durezza, ma di una tale artefatta composizione che ha la calce per primario ingrediente, e della quale parla anche Vitruvio (De Archit. VII, cap.III), poichè incrostavansi con essa anche le pareti dei nobili appartamenti.

TAVOLA IV

I due frammenti qui riportati appartengono parimente a qualche Tavola Iliaca del tenore medesimo dell' antecedente, ma non egualmente composta. Resulta ciò dalla iscrizione mutilata esistente dietro alle spalle di colui che stassi assiso con un volume in mano ; la quale iscrizione ancorché non presenti alcun periodo compito, pure nelle residuate parole si trovano i nomi e gli oggetti degli Eroi della Iliade, e delle loro gesta. Eccone il senso. Nettuno dette soccorso ai Greci, ciò che fu di vergogna e di danno ai Troiani. Giove si svegliò ed ordinò a Nettuno di ritirarsi dal combattimento. La fuga dei Greci. Combattimento presso le navi. Soccorso condotto da Patroclo. Morte di Sarpedone. Combattimento sul suo cadavere. Patroclo ucciso, e combattimento sul suo corpo. Antiloco porta ad Achille la nuova della morte di Patroclo. Armi fatte da Vulcano per Achille.

Da ciò si argomenta che la figura sedente possa essere lo stesso Omero col volume delle sue Opere, come appunto lo vedemmo sedente col volume in mano in quel monumento dov' è la sua apoteosi. Il sedile su cui egli riposa è ornato di un coro di Muse, le quali accrescono vie più l'opinione che il monumento spetti ad Omero . Egli sta coronato con regal benda come re dei poeti, ed ha un gran pallio, nel quale è involto per indizio sacerdotale ; congetturando gli eruditi che ciò sia come simbolo della santità dei suoi temi, i quali andarono uniti al fondamento della religione pagana, formando un tessuto di sacre favole voi nome di ciclo mitico omerico.

Il Begero, il Fabretti, il Montfaucon, che successivameiue riprodussero questi due frammenti, non dissero cose di rilievo maggiore delle qui espone. Se per tanto lo spettatore non trova nella figura sedente la consueta effigie d'Omero, ne accennai altrove il motivo.

L'altro frammento fu giudicato spettante all'Iliade, forse perchè vi si vede un combattimento.


TAVOLA V

Frammento d'una Tavola Iliaca più piccolo degli antecedenti, ma interessante per la combinazione di trovarsi qui l'esposizione dei primi libri dell' Iliade, mancanti nell' altro.

E questo Uno stucco della qualità medesima del già riferito, il quale fu posseduto dal celebre antiquario Bianchini in Verona, e di là passato in Parigi colle cose più rare d'Italia, e quindi come quelle restituito a Verona. Or mentre stava in Parigi ne fu eseguito un fedele e studiato disegno, e dato in luce con dotta illustrazione in una magnifica Opera di viaggi in Grecia, donde io desumo la copia presente, per cui gli eruditi la troveranno diversa da quelle assai meno esatte pubblicate dal Montfaucon, dal Bottari, e dal Maffei, che l'illustrarono.

Il monumento di cui faceva parte questo avanzo conteneva, come la Tavola Iliaca precedente, due stipiti che racchiudevano un quadro nel mezzo. Ogni stipite aveva allato dodici spartimenti, che comprendevano altrettanti soggetti dei libri della Iliade. Questo pezzo ne ha cinque, ed una porzione del quadro centrale.

Sulla cornice leggesi in alto ΙΛΙΑΣ Ο… senza dubbio Iliade d'Omero, e sulla parte laterale si distinguono le lettere Α Β Γ Δ Ε, che indicano essere gli spazi di questo stipite corrispondenti ai cinque primi canti della Iliade d'Omero.

Lo spazio centrale offre una parte del murato recinto dell'assediata città di Troia.


TAVOLA VI

In conferma della supposizione, che nelle varie scuole di lettere vi fossero anticamente dei quadri in bassorilievo colle immagini dei fatti più ragguardevoli dell' assedio di Troia, e la spiegazione di essi in compendio espressa con lettere, unita alla citazione degli autori più celebri che trattarono ciascuna delle storie ivi rappresentate, cito ed espongo il presente frammento. Sebbene egli sia della natura medesima e dello stesso tema degli antecedenti qui esposti, pure non è porzione di quelli, né di copia o ripetizione di essi, ma bensi di un' altra Tavola Iliaca eseguita sul tenore delle già esaminate, e per conseguenza da credersi fatta per l'uso medesimo.

Fu il monumento posseduto un tempo dall' antiquario eruditissimo Bianchini in Verona, e quindi pasto il disegno nelle mani del P. Montfaucon. Questi lo pubblicò', dichiarando rilevarsi dalle iscrizioni, che qui si rappresentano degli avvenimenti relativi alla guerra troiana, cantati non già da Omero, ma da altri autori che hanno continuata l'Iliade, come per esempio l'arrivo dell' Amazone Pentesilea a Troia, il suo combattimento con Achille che l'uccide, l'arrivo di Mennone egualmente ucciso da Achille, la morte di questo accaduta presso la porta Seca, di che parlasi anche nel pilastro interposto tra i due ranghi del bassorilievo. Nell' altro pilastro si parla di Priamo, di Agenore, e di altri che furono uccisi al sacro di Troia.

Nel rovescio di tal frammento si trova una iscrizione greca del tenore presso a poco seguente : Cadmo ebbe da Armonia figlia di Marte e di tenere quattro fìglie, Ino, Agave, Autonoe e Semele, ed un figlio nominato Polidoro. Aristeo ed Autonoe ebbero per figlio Ancone. Acama ed Ino ebbero Learco e Melicerta. Echione ed Agave ebbero Penteo. Giove disceso a Semele e fulminatala, ne trasse il concepito Dionisio o Bacco, e cucitoselo in una coscia il condusse al parto, e diello in educazione ad Ino sacerdotessa di Giunone argiva.

Questa genealogia di Cadmo ci fa vedere che le tavole, delle quali son qui esposti i frammenti, servirono per istruzione della mitologia, e che per conseguenza gli avvenimenti di Troia vi sono espressi come facenti parte di essa.